L’amore è cieco, ma tanti preferiscono vederci meglio. Grazie all’alleato tecnologico. Ma anche chi ha immolato il dito nel scegliere il partner come una figurina dal web comincia a vacillare. La barriera dello schermo non regge e si finisce all’altare. Dietro alla roulette della «botta e via», si rafforza il bisogno di costruire. Ivy International ha scritto il lieto fine a svariate storie d’amore nate a tavolino. Un club matrimoniale esclusivo. Nel senso che per iscriversi serve sacrificare 15 mila euro l’anno. Dietro ci sono un gruppo di ragazze belghe, che hanno aperto la loro agenzia ad Anversa. Al timone c’è Inga Verbeeck, 37 anni, ex pattinatrice, laureata in economia, con un fidanzato di 10 anni più giovane. In breve tempo hanno raggiunto i 3 mila iscritti. 

Non organizzano incontri al buio: accendono la luce con una serie di interviste a cuore aperto. Chiamano da ogni angolo d’Europa. «E io parto: mi faccio un ritratto di quello che si aspettano dalla vita. Come sul lettino dello psicologo, soffrono perché non capiscono i motivi dei loro fallimenti». Vedersi in faccia infonde tranquillità. Ma serve coraggio per associare una faccia al proprio nome e cognome. Storie d’amore malmesse, cicatrici del passato. Ma qui non si sfogliano foto per innamorarsi. La bacchetta magica è in mano a Inga. «Lavoriamo per creare storie che possano resistere, nonostante la distanza». Il vantaggio del numero chiuso è l’esclusività, ma il club di single rischia di non avere risorse per chiunque.

Ivy «garantisce» 8 incontri l’anno. In media, dopo il sesto arriva l’anima gemella. Il 70 per cento delle coppie rimangono aggrappate al loro futuro. «Il sesso non è in cima a quello che ci chiedono: molti preferiscono trovare qualcuno che condivida interessi e passioni: un compagno di vita». Si iscrivono più donne che uomini. «Perché l’uomo fa più fatica ad ammettere di non essere sentimentalmente autonomo». Le più giovani e audaci sono le ragazze svizzere, quelle più difficili le milanesi.

Scegliere un servizio di matchmaking non è questione di comodità. Ma di (sempre meno) fiducia in sé stessi. Se ne è accorta anche la tv che ha lanciato anche in Italia il format «Matrimonio a prima vista», su SkyUno. «Gli uomini, soprattutto se ricchi e famosi hanno sempre più paura di prendere una porta in faccia. Sono leoni nel loro ambiente di lavoro, si scoprono fragili fuori dal loro circolo di potere» spiega Ivy.

Funziona il passaparola. Anche su siti con budget più terrestri. Come Pairish, nato in Germania, dove si fa tutto davanti alla tastiera, partendo da un test psicologico preparato dal professor Schmale dell’università di Amburgo. Ha lavorato 30 anni per renderlo un test d’ingresso a prova di scorciatoie sessuali. L’obiettivo primario non è il primo appuntamento. Ma le possibilità che ce ne sia un secondo. Funziona mischiando dati scientifici a affinità. Ci vuole costanza e parecchia fortuna. Come su Meetic, nato a Parigi con lo scopo di accelerare incontri abbattendo il muro della timidezza: 300 coppie nascono ogni settimana. E per alzare il livello di empatia sociale, Meetic ha lanciato corsi di cucina, walking tour e altre esperienze per uscire dallo schermo e migliorare l’effetto verità. Così alla fine qualcuno è rimasto «inguaiato». Cercava un’avventura e si è ritrovato l’anello al dito. Torna così il tempo dei matrimoni combinati. Stavolta su richiesta. E costi quel che costi.

La scheda

L’iscrizione a «Ivy International» costa 15 mila euro all’anno. Il «club» di dating garantisce otto incontri all’anno: in genere quello giusto arriva dopo il sesto. Secondo i dati forniti da Meetic, uno dei portali più importanti e frequentati a livello europeo, ogni settimana nascono trecento nuove copie. Tra i «giganti» internazionali c’è «Ok Cupid», gigante americano nato nel 2004: i test di ingresso e di valutazione in questo caso sono gratuiti.

 

Written by: Stefano Landi

Article Featured in: www.corriere.it

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